Black Kiss by Raffaella V. Poggi

Black Kiss by Raffaella V. Poggi

autore:Raffaella V. Poggi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-02-03T16:00:00+00:00


Stephen “Steve” Jensen

Solo in quest’istante che ce l’ho di fronte mi rendo conto di quanto mi sia mancata, quanto mi sia mancato il suo viso. Sono invecchiati, tutti e due. In dieci anni…

E non ho neppure trovato il coraggio di parlare a Clover.

È uguale a sua madre, e mi annienta.

L’ultima volta che l’ho vista aveva ancora il ciuccio in bocca.

E io le ho ucciso la madre.

«È per lei che sei tornato?», mi chiede mia madre, riferendosi a Stage.

«Sì», dico. Mi son reso conto che non mi basta più sentirla ogni tanto per telefono, cercando di evitare mio padre. Ed è stata Stage, curiosa com’è, a mettermelo in testa. Stare con i suoi mi ha fatto venire una voglia matta di tornare. Ci pensavo anche prima, ma non mi ero reso conto di averne tanto bisogno.

Sono invecchiati.

Dieci anni… troppa acqua sotto i ponti. Troppe recriminazioni.

E poi mio padre, lo so che è colpa mia, ma…

«Sì», ripeto. E poi non avrei avuto la forza di venire da solo. A lei, invece, non devo spiegare un cazzo: ha capito e non rompe i coglioni. Senza Stage non ce l’avrei fatta e avrei lasciato scivolare via altro tempo senza cercare di ricucire lo strappo… con mio padre.

Senza chiedergli perdono.

Senza chiedere perdono a mia nipote per averle ucciso la mamma.

«Come stai?», mi chiede mia madre, e non smette di toccarmi.

«Bene, sto bene. Ho le transaminasi un po’ alte, ma bene». Sorrido, perché mi viene in mente Stage. Io non ho idea di come sto, non ho guardato le analisi, non lo faccio mai, ma da quando lei è arrivata, mi fa fare più controlli che alla nasa, perché i ragazzi devono averle raccontato di quel che è successo in passato.

«La carriera va benissimo, questo lo so», mi dice mia madre. «Ti seguo su internet», mi spiega.

«È un buon momento», confermo. «Andiamo alla grande e…».

«Non è stata colpa tua». La voce stentorea di mio padre mi sorprende alle spalle, mi volto e lo guardo.

«Invece sì, avevi ragione tu».

«No, non avevo ragione. Ti ho rovesciato addosso tutto il mio dolore».

Mi alzo.

«È stata colpa mia. Non ero a posto… Non avrei dovuto». Sospiro. «Mi drogavo...».

«Per i medici andava bene. Eri pulito abbastanza per farlo. No, Stephen, è colpa mia. Me l’hanno detto e ridetto, lo sapevo che il suo fisico era troppo compromesso, dopo la gravidanza. Ma ho voluto tentare lo stesso e ho insistito. Non si trovava il donatore e tu non eri totalmente compatibile. Mi avevano dato poche speranze. Io lo sapevo. Lo sapevo! E ho insistito, per poi darti la colpa dopo il rigetto».

«Mi sono fatto una canna la sera prima». Cazzo, ho le lacrime agli occhi! Ero uno stupido incosciente testa di cazzo. E da stupida testa di cazzo, per farmi passare la paura, ho dato due tiri a uno spinello.

«Steve», mi interrompe mio padre, «non è stato per quello. Non ce l’avrebbe fatta comunque. Ma io dovevo tentare… Lo capisci?». Ora le lacrime agli occhi le ha lui.

Lo capisco. E se non avessi



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.